Tempi inquieti 2
Rimuovere i semi di guerra.
Il 21 gennaio 2022 se ne è andato Thìch Nhat Hanh, monaco buddista zen vietnamita, profondo Maestro di non violenza. Io ho avuto la ventura di partecipare con lui tanti anni fa ad una ‘Meditazione camminata’ a Firenze, un’esperienza bellissima.
Quello che mi ha trasmesso non è qualcosa che si possa spiegare se non in modo grossolano, perché è essenzialmente un’esperienza di quiete.
”Praticare la pace – diceva – è essere consapevoli degli elementi di guerra dentro di noi. Dobbiamo vivere nella vita quotidiana in modo da dare ai semi di pace che abbiamo una possibilità di fiorire e da rimuovere i semi di guerra che stanno dentro di noi, cioè ascoltare la nostra sofferenza; apprendere come abbracciare la nostra sofferenza per trasformarla è fondamentale per la pratica della pace’’.
Dunque, la pace non è una teoria, ma una pratica, è un processo di educazione, di autoeducazione, di educazione alla famiglia, alla società intera, che nasce però innanzitutto da una pratica.
Ho sempre pensato che i due poli della prassi e della teoria debbano essere legati per non diventare sterili, perché si nutrono a vicenda, attraverso la riflessione e la sperimentazione.
Viviamo tempi inquieti, venati d’ansia più o meno sottile.
È fondamentale restare in equilibrio – più o meno – collegandoci a quelle persone che ci hanno trasmesso in modo particolare un senso di quiete, quantomeno impedendoci di cadere senza controllo nel frullatore sociale e mediatico che, senza pausa, traversa le nostre giornate.
Basta fermarsi per tre respiri profondi.
E prendere rifugio in piccole cose.
Come tutti i grandi Maestri, Thìch Nhat Hanh imparava dalle piccole cose, da una foglia, ad esempio.
”Ho chiesto alla foglia se avesse paura dell’autunno, di veder cadere le sue compagne. E la risposta è stata: “No. Per tutta la primavera e l’estate ho vissuto pienamente. Ho fatto del mio meglio per nutrire l’albero, e adesso una gran parte di me è lì. Questa forma non mi racchiude interamente. Io sono anche l’albero, e una volta tornata alla terra continuerò a nutrirlo. Perciò non mi preoccupo. Quando lascerò questo ramo, volteggiando nell’aria lo saluterò e gli dirò: “Arrivederci a presto”.
Thìch Nhat Hanh ci ha lasciato. Ha volteggiato come una foglia dopo averci nutrito con il suo costante insegnamento per una maggiore consapevolezza e una maggiore accoglienza delle diversità.
Sono certa che continuerà a nutrirci e ad accompagnare tutti i cercatori di pace.